Il discorso integrale di Casalinuovo


E’ con viva commozione che prendo la parola per esaltare il voto che in questo momento ha sancito l’approvazione dello Statuto della Regione Calabria. Tale approvazione è avvenuta semplicemente e direi che ha acquistato maggiore importanza nella sua semplicità. Siamo stati soltanto noi, alla presenza dei nostri valorosi e cari collaboratori ai quali rivolgo il mio vivo ringraziamento, alla presenza di alcuni cittadini e dei giornalisti, che io ringrazio, a raccoglierci in questo atto solenne che darà il via all’attività tanto attesa della nostra Regione.

Desidero ringraziare tutti i signori consiglieri regionali per il qualificato contributo che hanno portato all’elaborazione del progetto di Statuto ed alla sua discussione. Un progetto di Statuto che avevo già definito, prendendo la parola in apertura della seduta dal 22 marzo, democratico, moderno ed avanzato; che è stato ancora migliorato in aula e che ci dà la certezza che costituirà sicuro ed efficace strumento dell’avanzata economia, sociale e civile della nostra Calabria. Ed io ho voluto dare il mio voto allo Statuto della nostra Regione. Ho votato tutti gli articoli ed il testo nel suo complesso e l’ho fatto con profonda convinzione, non soltanto perché il voto del presidente del Consiglio regionale non può mancare negli atti fondamentali della Regione, ma anche perché ritengo che sia questo Statuto ad interpretare realmente le esigenze della popolazione calabrese. Esso ha preso forma a poco a poco, giorno per giorno, da quando fu eletta la Commissione consiliare al 15 settembre, quando ancora i giorni caldi della nostra Calabria tendevano io nostri nervi e le nostre vene. Ha preso forma giorno per giorno attraverso i lavori della Commissione, attraverso l’impegno di tutti i consiglieri ed attraverso la discussione in aula, che è stata approfondita, intensa e proficua.

Ecco perché il mio giudizio iniziale sullo Statuto – che avevo definito democratico, moderno ed avanzato – viene espresso in questo momento in maniera tanto più convinta dopo l’approvazione dei singoli articoli e dopo l’approvazione in aula.

Abbiamo approvato uno Statuto che risponde a dei principi informatori generali profondamente democratici. Abbiamo approvato uno Statuto che risponde davvero alle più profonde esigenze dei calabresi e della Calabria e che – come è stato anche rilevato nel corso del dibattito e delle dichiarazioni di voto – non recepisce né un modello di Regione presidenziale né un modello di Regione assembleare. Ritengo che questo sia stato lo sforzo più apprezzato, che da tutte le parti è venuto, affinché il nostro Statuto potesse essere davvero definito da tutti e con profonda convinzione uno Statuto democratico, conciliando le esigenze dell’Assemblea con le esigenze dell’esecutivo della Regione. Siamo riusciti in sostanza a trovare il giusto punto di equilibrio nella più corretta istituzionalizzazione dei rapporti tra Consiglio regionale e Giunta regionale. Abbiamo approvato uno Statuto che si fonda su tre pilastri, che definirei le strutture portanti di esso e che ad esso danno concreto e positivo contributo: la partecipazione popolare, che, attraverso il contributo delle province, dei comuni e dei cittadini, darà a tutti indistintamente la possibilità di partecipare alla vita attiva della Regione; il criterio del massimo decentramento, che esalterà gli enti locali, le province ed i comuni, che avranno la piena fiducia della Regione e che con essa continueranno a combattere la vecchia battaglia dell’autonomia della regione e degli enti locali. Si eviterà così attraverso il massimo decentramento che abbiamo voluto, di ripetere nella nostra Regione – auguriamoci che questo pericolo sia stato definitivamente scongiurato con l’approvazione degli statuti di tutte le altre regioni a statuto ordinario – i vecchi difetti dello Stato accentratore e burocratico. Non abbiamo voluto e non vogliamo una Regione accentratrice e burocratica, ma abbiamo voluto attraverso l’approvazione dello Statuto e vorremo con i nostri atti futuri e con la nostra volontà una Regione che renda partecipi tutti della sua vita, che valorizzi le province ed i comuni e che dia il giusto credito a tutti coloro che vorranno alla vita della Regione stessa portare il loro qualificante contributo.

La terza struttura portante è la programmazione, che esalterà le funzioni della Regione. La Regione sarà organo autonomo della programmazione, così come abbiamo voluto, sicché avremo la possibilità, attraverso quanto abbiamo sancito nel nostro Statuto regionale, di costruire il nostro avvenire. Vi è l’articolo 58 sul quale il dibattito si è acceso, ma che alla fine è stato approvato in una formulazione che darà la possibilità di intervenire alla Regione in tutti i settori dello sviluppo, affinché possa essere elaborato e quindi approvato il piano generale dello sviluppo della Regione calabrese, che dovrà a sua volta diventare parte integrante del piano economico di sviluppo nazionale.

Ma attorno a questi principi fondamentali che io ho voluto definire i pilastri del nostro Statuto si muovono altri principi egualmente importanti, democratici e moderni: il voto palese che vuol dire in sostanza coraggio delle nostre azioni, che vuol dire chiarezza di fronte alle nostre popolazioni che ci hanno conferito un così impegnativo mandato; il referendum, che consentirà un più efficace controllo e una verifica dell’attività della Regione e la sua rispondenza alla volontà della popolazione; i comprensori istituiti, che consentiranno di avere una concezione più moderna dell’entità territoriale  e permetteranno di superare a mano a mano i vieti municipalismi che fino ad oggi hanno afflitto la nostra Regione.

Certamente la Regione dovrà collaborare con i consigli comunali, con i consigli provinciali, con gli enti, con le società finanziarie, in modo da garantire alla vita della Regione stessa un fattivo scambio di esperienze e di informazioni a tutti i livelli, sia nella fase legislativa, sia in quella amministrativa; solo allora potremmo davvero sentirci orgogliosi del nostro lavoro e della nostra fatica.

Ho voluto così sintetizzare attraverso un rapido esame i principi fondamentali  della nostra Carta; ma evidentemente, in questo momento così importante per la nostra Regione, non dobbiamo dimenticare i momenti difficili che abbiamo dovuto superare.

Anzi, vorrei dire che quei mesi difficili, che tutti ricordano, hanno fortificato ancora di più la nostra volontà, ci hanno dato forza per andare avanti nel nostro difficile cammino, e ci hanno permesso altresì di giungere a questa nostra conclusione così positiva e democratica. Questo sguardo al passato ci rende consapevoli del lavoro che abbiamo svolto, e rende consapevoli anche le popolazioni di Calabria del sacrificio che abbiamo incontrato per dare al più presto alla nostra Regione lo Statuto che oggi abbiamo approvato.

In questo momento così solenne desidero elevare il più commosso pensiero alle vittime che abbiamo lasciato lungo questa nostra tormentata strada (il riferimento era ai sanguinosi moti di rivolta di Reggio Calabria, n.d.r.); e questo ricordo dovrà sostenere in avvenire e per le battaglie democratiche che si condurranno in questo nostro Consiglio regionale.

Interpretando il pensiero di tutto il Consiglio, desidero elevare un commosso pensiero al collega Giorgio Liguori, morto nell’adempimento del proprio dovere e che oggi idealmente è qui con noi presente ad approvare la Carta fondamentale della Regione calabrese.

Anche per quanto riguarda l’organizzazione interna della Regione ritengo sia stata trovata la via giusta approvando in un primo momento l’ordine del giorno del 15 febbraio e poi approvando con larga maggioranza l’articolo 2 dello Statuto.

Tutto ciò comporterà maggiori sacrifici, che abbiamo il dovere di affrontare, per la definitiva pacificazione delle nostre popolazioni  e per il progresso democratico, sociale e civile della nostra Regione, della quale dobbiamo essere in ogni momento degni figli.

Domenica prossima a Reggio Calabria (il 4 aprile 1971, n.d.r.) celebreremo l’unità di tutte le popolazioni calabresi, proclamando ufficialmente l’approvazione dello Statuto, ed io sono certo che le popolazioni esprimeranno la loro fiducia nella Regione, quale strumento di civile progresso della Calabria (purtroppo quel giorno ci furono nuovi scontri per le vie della città dello Stretto, a conclusione della cerimonia della proclamazione solenne dello Statuto con il ferimento di alcuni consiglieri regionali. La grave situazione di ordine pubblico determinò un fermo dei lavori del Consiglio regionale di quasi tre mesi, ripresi con la 23a seduta consiliare del 22 giugno, la prima a tenersi nella città di Reggio, n.d.r.).

Nel momento in cui rivolgiamo il nostro pensiero alla celebrazione che avverrà domenica prossima a Reggio Calabria, certo di interpretare il pensiero di tutti i consiglieri, esprimo la nostra gratitudine alla cara città di Catanzaro, che fino ad oggi ha ospitato l’Assemblea regionale, auspicando per essa, come del resto, per Reggio Calabria e Cosenza, il migliore avvenire per la vita stessa della nostra Regione.

Dalla sala consiliare vada a tutti i calabresi il cordiale saluto del Consiglio regionale della Calabria e l’augurio più fervido che da oggi possano aprirsi nuove prospettive di vita e di progresso per la nostra terra.

Il Resoconto stenografico della 22a seduta consiliare del 31 marzo 1971 riporta tra parentesi, a conclusione dell’intervento del presidente Casalinuovo, «vivissimi, generali, prolungati applausi».