Montegiordano

La piazza principale di Montegiordano con il monumento a Giorgio Liguori

L'Alto Ionio calabrese in breve

1. Cenni geografici e sociali
2. Cenni religiosi
3. Cenni storici
4. Andamento demografico

1. Cenni geografici e sociali

Fu Giorgio Liguori tra i primi a indicare con il termine di Alto Ionio l’appendice di territorio calabrese ai confini con la Basilicata, avente una superficie di circa 750 kmq (www.pietroadduci.it/criticaletteraria.htm - in «Letterati dell’Alto Ionio»).
La particolare posizione dell’Alto Ionio calabrese o cosentino al centro del grande golfo di Taranto, chiusa tra il massiccio del Pollino a nord-ovest e il mare Ionio a sud-est, gli ha reso difficile la comunicazione con le circostanti pianure di Sibari e Metaponto, conferendogli un particolare isolamento che gli ha attribuito nomi come “ Penisoletta”, “Terra di nessuno”, “Periferia della periferia”, “Solitaria contrada del Sud”.
L’aspetto morfologico del paesaggio è caratterizzato senza dubbio dal massiccio del Pollino, le cui vette, dai 2.267 metri s.l.m. della Serra Dolcedorme ai 1.713 metri del monte Sparviere, degradano via via in montagne più basse, colline e terrazze affacciate sullo Ionio. Una zona che richiama visitatori amanti, al tempo stesso, del mare e della montagna; basti pensare che percorrendo in auto poco meno di 30 km si passa dalla spiaggia ai 1.000 metri s.l.m. di Alessandria del Carretto, comune alle pendici del monte Sparviere e ai confini del Parco Nazionale del Pollino. Lo Sparviere fa da cornice anche ad altri centri montani, quali Albidona (810 s.l.m.), Plataci (930 s.l.m.) e San Lorenzo Bellizzi (830 s.l.m.), che sorgono ai suoi piedi. Altri due comuni dell’Alto Ionio arroccati oltre gli 800 metri sono Nocara (860 s.l.m.) e Castroregio (820 s.l.m.).
Le caratteristiche geo-morfologiche dello Sparviere, che è geologicamente unico in tutto il resto del Massiccio del Pollino, hanno consentito il proliferare di una particolare vegetazione, dal grande e particolare Pino Loricato a tutta una tipologia di arbusti spontanei introvabili altrove con la riproduzione di numerose fungaie. Il Pino Loricato, tipico della catena appenninica del Pollino, che in Europa è presente solo nella regione Balcanica, si identifica facilmente per la sua chioma «larga e solenne» e per essere ben piantato sui «crinali calcarei battuti dal vento e seccati dal sole e dai geli invernali. Molti esemplari hanno quasi mille anni». La fauna dello Sparviere comprende aquile reali, falchi, lupi, gatti selvatici, oltre agli uccelli sparvieri, da cui proviene il suo nome e della loro presenza aveva parlato il grande Omero.
Ed è ancora il Pollino che, facendo da barriera alle correnti del Nord, regala all’Alto Ionio un clima mite con modeste precipitazioni, anche se quelle a carattere nevoso non si fanno attendere nel corso dell’inverno, lasciando innevate le cime più alte del Massiccio (inclusa quella dello Sparviere) fino a primavera inoltrata.


Esemplari di Pino Loricato sulla
catena montuosa del Pollino

Massiccio del Pollino,
Timpa San Lorenzo (m. 1652)

Gole del Raganello

Il territorio dell’Alto Ionio è arido. L’idrografia è costituita da ben sedici torrenti e canali maggiori, che sfociano a mare, conosciuti anche come “fiumare”, che caratterizzano non poco il paesaggio: dal torrente “San Nicola”, tra la Calabria e la Basilicata, al torrente “Raganello”, che si estende per oltre 32 km segnando il confine meridionale dell’Alto Ionio dalla Piana di Sibari o Sibaritide. In particolare le “Gole” del “Raganello” sono rinomate per il paesaggio d’incomparabile bellezza e meta di sportivi che praticano rafting e torrentismo e di appassionati di escursionismo e trekking (www.calabriaturistica.it/calabria-parchi-risorse-naturali - www.itinerariitaliani.com/meravraganello.htm).
La “fiumara” più importante dal punto di vista storico-geografico è quella del “Ferro”, che, all’epoca della Magna Grecia, segnava il confine fra le colonie di Sybaris e Siris e ancor prima, in età preistorica, il confine geografico naturale fra le popolazioni dei lucani e dei bruzi.
Le “fiumare” sono in gran parte corsi d’acqua secchi nella maggior parte dell’anno, ma impetuosi quando piove, come il torrente “Canna”, che nasce nell’omonimo comune e sfocia a mare, a nord di Rocca Imperiale Marina, il canale “Garibaldi”, che taglia in due l’abitato di Montegiordano Marina, il torrente “Ferro”, che sfocia a mare a sud dell’abitato di Roseto Capo Spulico Marina, il torrente “Straface”, anch’esso a sud dell’abitato di Amendolara Marina, il torrente “Pagliata”, a nord di Trebisacce, il torrente “Saraceno”, tra Trebisacce e Villapiana Lido, e il torrente “Caldanello”, a nord di Villapiana Scalo. Sono questi ed altri più distanti dai centri abitati che portano a mare una multiforme varietà di sassi, contribuendo a creare la particolare e tipica spiaggia di ciottoli.


La fiumara del torrente Ferro,
storicamente la più importante

La fiumara del torrente Raganello,
la più grande dell'Alto Ionio
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Tipico paesaggio dell'Alto Ionio: le
colline si diradano fino al mare

La costa dell’Alto Ionio si estende per circa 50 km ed è in parte frastagliata con scogli quasi a pelo d’acqua: il più grande è quello del “Cervaro”, nel comune di Rocca Imperiale, ma il più caratteristico ed originale, per la sua forma a “Fungo”, è quello a pochi metri dalla suggestiva spiaggia di Roseto Capo Spulico, dove il castello di epoca federiciana si riflette nelle acque dello Ionio.
Particolarità dei fondali è la grossa secca con una profondità che va da un minimo di 7 metri ad un massimo di 25, a poco più di dieci miglia marine a nord-est di Trebisacce, denominata “banco di Amendolara”. La sua scoperta risale alla seconda metà degli anni Trenta del secolo scorso, durante delle ricerche scientifiche condotte dalla Regia Marina militare con il conseguente rinvenimento di reperti archeologici del IV secolo a.C. La leggenda narra che in quel tratto di mare si ergesse un’isola, forse quella di Ogigia cantata da Omero, anche se la stessa è stata identificata con tante altre (es. Malta). La secca è un frequentato luogo di pescatori subacquei e di esploratori di fondali, ma con non poche insidie: si sono verificate delle morti in tragiche circostanze.

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Spiaggia in prossimità dei
"Due scogli" (Rocca Imperiale)
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Spiaggia nel centro abitato
di Montegiordano Marina
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Il caratteristico scoglio detto
"Il Fungo" di Roseto Capo Spulico

Lungo la costa dell’Alto Ionio è frequente avvistare imbarcazioni da pesca, che nei centri abitati delle marine formano delle piccole “flotte” pescherecce, la più consistente è quella di Trebisacce, che dà vita al mercato ittico nella parte più caratteristica del lungomare, quella del “Pontile”.
Il sottosuolo della parte sud dell’Alto Ionio è caratterizzato da grotte e voragini, le più pittoresche e di notevole interesse speleologico sono presenti nei comuni di San Lorenzo Bellizzi, Cerchiara di Calabria e Francavilla Marittima, tra le valli dei torrenti “Raganello e “Caldanello”. Basti pensare alle grotte di “Serra del Gufo”, delle “Ninfe” o dei “Bagni”, in cui sgorgano acque sulfuree con la temperatura di circa 30° C., divenuta stazione termale, dei “Pipistrelli” o del “Bandito”, delle “Volpi” e di “Pietra Sant’Angelo” e della voragine delle “Balze di Cristo” o di “San Marco”.
La flora tipica della costa dell’Alto Ionio è costituita da piante di agave, oleandro, fico d’india, rosmarino, arbusti della “macchia mediterranea” ed alberi di olivo (in prevalenza), pino, eucalipto, quercia, pero, fico, mandorlo, carrubo. Tanti i giardini di agrumi e di albicocco, pesco e prugno, che in alcune zone sono ampi frutteti (Rocca Imperiale, per eccellenza, Trebisacce, Villapiana e Francavilla Marittima), i cui prodotti vengono esportati anche all’estero. Non mancano i vigneti di uva da tavola e da vino con annesse cantine che producono buone qualità di “Igt” di “rosso” e “rosato”. Tra le colture stagionali principali della fascia costiera e collinare, oltre a quelle tradizionali dei cereali (grano e orzo), quella del pisello, la cui coltivazione si espanse negli anni Sessanta, della fava e degli ortaggi (peperone, pomodoro, melanzana, fagiolino, zucca, lattuga, sedano, cetriolo).
Per quanto riguarda la zootecnia, l’Alto Ionio si caratterizza prevalentemente per gli allevamenti caprini, ovini e suini, mentre quelli bovini sono in minore quantità. Diffuso fino a circa due decenni fa l’utilizzo dell’asino e del mulo come mezzo di trasporto e di lavoro nelle masserie dell’entroterra.
L’industria turistica è una delle principali risorse dell’Alto Ionio e ruota quasi totalmente sul bene più prezioso: le limpide acque dello Ionio, anche se negli ultimi anni sta crescendo l’interesse e la sensibilità a valorizzare anche l’ambiente e il paesaggio collinare e montano con il recupero dei centri storici interni, quali quelli di Oriolo Calabro, Nocara, Montegiordano, Canna, Castroregio, Alessandria del Carretto, Albidona, Plataci, Cerchiara di Calabria e San Lorenzo Bellizzi. La presenza maggiore del flusso turistico sia italiano che estero resta concentrato nei centri abitati delle marine o prossimi al mare: Villapiana, Francavilla Marittima, Trebisacce, Amendolara, Roseto Capo Spulico, Montegiordano e Rocca Imperiale. Oltre a diversi stabilimenti balneari presenti in questi centri, il turista trova ospitalità presso famiglie del luogo, che affittano appartamenti nei mesi estivi, o in pensione (nelle marine di Roseto Capo Spulico e Montegioradano), oppure in alberghi (per la verità pochi rispetto alle potenzialità della zona) concentrati ad Amendolara, Trebisacce e Villapiana, nei camping lungo tutto il tratto di costa e negli agriturismi e nei bed & breakfast, che negli ultimi anni stanno sorgendo un po’ ovunque. Non mancano neppure gli insediamenti turistici con caratteristiche quasi da “villaggio-vacanze” (Roseto Capo Spulico e Villapiana, in particolare), che hanno contribuito a dare una spinta alla stessa edilizia locale.

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Esemplare di pero. Sullo sfondo la
torre saracena (Piana di Albidona)
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Un particolare della suggestiva
grotta di "Serra del Gufo"
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Scorcio del lato sud del lungomare
"Giorgio Liguori" (Montegiordano)

Le altre principali risorse dell’economia dell’Alto Ionio sono date dai settori agro-alimentare, commerciale, piccola imprenditoria industriale e del terziario ed edile. Quest’ultimo è molto fiorente con la presenza di diverse imprese che lavorano anche fuori zona e di aziende specializzate nella vendita di materiale laterizio per rifiniture e nella lavorazione del marmo e della pietra locale.
L’Alto Ionio è raggiungibile con il treno, essendo attraversato da nord a sud dalla rete ferroviaria che collega Taranto a Reggio Calabria, costruita ad unico binario nella seconda metà del secolo XIX ed elettrificata alla fine del secolo scorso. L’arteria stradale principale, che anch’essa l’attraversa da nord a sud, è la S.S. 106 “Ionica” [E 90], il cui tracciato originario risale all’epoca fascista (sulla parte bassa di alcuni ponti si trova ancora impresso il fascio littorio). Tracciato che è stato ammodernato ed ampliato (con brevi tratti a quattro corsie) negli ultimi due decenni dopo numerose battaglie politiche sollecitate dalle popolazioni interessate che hanno dato vita a manifestazioni di protesta con eco nazionale a seguito di numerosi luttuosi incidenti. La S.S. 106 permette il collegamento a sud-ovest con l’Autostrada “A3” Salerno-Reggio (uscita Sibari) e a nord-est con le tre principali arterie stradali lucane: S.S. 653 “Val Sinni” (uscita Policoro), S.S. 598 “Val d’Agri” (uscita Scanzano Ionico) e S.S. 407 “Basentana” [E 847] (uscita Metaponto). L’Alto Ionio non ha un aeroporto (i più vicini, che distano in media circa due ore di auto, sono quelli di Bari e di Lamezia Terme) e neppure un porto commerciale e turistico attrezzato anche se sono molto vicini quelli di Sibari (turistico) e di Corigliano Calabro (commerciale parzialmente fruibile). Il trasporto su gomma gestito dal privato è invece molto sviluppato ed utilizzato; basti pensare alla società autotrasporti “Saj” con sede in Trebisacce (www.saj.it), che da diversi anni collega con i suoi mezzi l’Alto Ionio alle principali città del Sud, Centro e Nord Italia.

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Il porto turistico dei Laghi di Sibari (Cassano Allo Ionio)
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Il porto commerciale "Sibari"
(Schiavonea di Corigliano Cal.)
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Veduta aerea del porto
commerciale "Sibari"

L’Alto Ionio ha una popolazione residente che sfiora le 39 mila unità (dati Istat, gennaio 2008) comprende 16 comuni, che abbiamo più volte citato, ma che riportiamo in ordine alfabetico: Albidona, Alessandria del Carretto, Amendolara, Canna, Castroregio, Cerchiara di Calabria, Francavilla Marittima, Montegiordano, Nocara, Oriolo Calabro, Plataci, Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, San Lorenzo Bellizzi, Trebisacce e Villapiana, per una popolazione complessiva di circa 40 mila abitanti (per maggiori informazioni su ognuno dei comuni si consiglia il sito: www.ondejoniche.it ; per le news relative: www.altojonio.net). Si tratta per lo più di piccoli centri (6 al disotto dei mille abitanti ed altrettanti al disotto dei tremila), il più popoloso è Trebisacce con i suoi oltre 9 mila residenti, “cuore” scolastico, con gran parte delle scuole superiori, ed economico-produttivo dell’Alto Ionio, con diverse sedi di filiali di istituti di credito, aziende e attività commerciali.
Molti dei comuni (esclusi quelli di Amendolara, Francavilla Marittima, Rocca Imperiale, Trebisacce, Villapiana) sono in costante sensibile spopolamento, non riuscendo ad offrire ai giovani concrete opportunità di lavoro e di vita adeguata ai tempi; basti pensare che in cinquantenni di censimenti l’Alto Ionio è passato dagli oltre 45 mila residenti (Cens. Anno 1961) ai poco più di 39 mila dell’ultimo (Cens. Anno 2001).
Un esempio per tutti può essere Montegiordano, comune costituito da due nuclei abitati: il centro, situato su una collina a 620 metri s.l.m., sede della residenza municipale; la frazione Marina, che dista dal centro poco più di 8 km (per maggiori informazioni e curiosità si consigliano i siti www.marinajonica.org e www.montegiordano.info). A Montegiordano, nell’ultimo decennio, i giovani che formano famiglia non tutti vi dimorano e parte di coloro che vi risiedono dopo alcuni anni sono costretti ad emigrare per cercare fortuna altrove. Questo fenomeno è aumentato soprattutto con la recente opportunità occupazionale di personale ausiliario nelle scuole statali, in particolare delle regioni del Nord. La costante diminuzione degli abitanti e il loro relativo invecchiamento ha comportato solo a Montegiordano centro la chiusura, negli ultimi venticinque anni, di diverse piccole attività commerciali: i negozi di generi alimentari sono appena 4 contro una dozzina di un tempo. Addirittura non c’è una macelleria (fino alla metà degli anni ‘80 erano due e ben fornite) e i montegiordanesi per acquistare la carne devono andare nella frazione Marina, dove è in attività una, oppure nel comune più vicino, Oriolo Calabro. Per poi non parlare degli artigiani che Montegiordano ne vantava a decine tra calzolai, fabbri, falegnami, ricamatrici, sarti…, oggi quasi del tutto scomparsi. Ma cosa si vuol pretendere da un comune che è passato dagli oltre 3.200 abitanti censiti nel 1961 ai circa 2.150 del 2001? Un calo di anime che non si arresta e la speranza che Montegiordano Marina potesse compensare lo spopolamento di Montegiordano centro è morta da tempo. Gli “abitanti di domani” di Montegiordano, come anche quelli degli altri comuni dell’Alto Ionio, saranno gli immigrati come sta avvenendo in altre zone del Paese? E’ difficile dirlo: ad oggi, a Montegiordano, gli immigrati non raggiungono i cinquanta (nella quasi totalità donne provenienti dall’Europa dell’Est), pochissimi con la famiglia, impegnati nella gran parte dei casi in lavori domestici e di assistenza e solo in misura minore in agricoltura e nel terziario. Senza dubbio le “badanti” dell’Est a Montegiordano, ma non solo, riescono a risolvere non poco l’annoso problema dell’assistenza ad anziani e malati rimasti soli anche a causa del migrare della componente più giovane del proprio nucleo familiare. I montegiordanesi che vi abitano tutto l’anno attendono con ansia l’arrivo della stagione estiva e delle più importanti solennità religiose (Pasqua, Ognissanti-Commemorazione dei defunti e Natale) per vedere ripopolare le vie del loro paese. Per il resto dell’anno sono percorse da tanti “fantasmi”: ricordi di voci, suoni, rumori, odori e soprattutto volti di persone che non ci sono più o che sono emigrate.
Forte è la commozione, quasi da provocare un nodo in gola, pensando alla vita di un tempo di questi paesi; una vita che offriva ben poco, ma – come dicono gli anziani – la sua semplicità trasmetteva serenità, ciò che oggi manca di più.

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La piazza principale di Montegiordano
con il monumento a Giorgio Liguori
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Caratteristica abitazione del
centro storico di Montegiordano
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Scorcio del lato nord del lungomare
"Giorgio Liguori" (Montegiordano)